Ci illudiamo di essere più attenti e consapevoli, più informati e quindi più liberi nelle nostre scelte. Ma forse è solo questione di moda, niente di più banale, niente di diverso di quanto avviene con la scelta dei vestiti.
Oggi a tavola, per essere trendy, si deve inseguire il benessere. Per carità, che una corretta ed equilibrata alimentazione giochi un ruolo fondamentale per la nostra salute è un fatto stranoto e inconfutabile. Mangiare bene aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari, il diabete, persino il cancro. E non è un caso, infatti, che l’Italia, culla della dieta mediterranea, sia uno dei Paesi più longevi al mondo.
Ma il punto è proprio questo: non stiamo parlando di dieta mediterranea.
Alzi la mano chi, nell’ultima manciata di anni, non abbia mai sentito nominare o addirittura provato prodotti come zenzero, daikon, azuki, gomasio, spirulina, kefir, kombu, amaranto, matcha, oltre ai più noti seitan, tofu e bacche di Goji?
Sono questi, secondo l’ultimo rapporto Coop 2016, i nuovi “idoli” della cucina italiana, ingredienti “esotici”, che appartengono a tradizioni alimentari lontane e che si sono trasferiti da noi con la promessa di farci del bene. E’ un po’ come se improvvisamente le dispense cinesi venissero invase da olio d’oliva, verdure, legumi e cereali nostrani. Niente di male, anzi, è il bello della globalizzazione. Basta non perdere di vista i propri sapori e le proprie ricchezze.
<<Ripulirsi – si legge nel rapporto – è il mantra a tavola dei nuovi italiani e da qui la riscoperta di ingredienti “antichi” diventati i “superfood” di oggi: lo zenzero, la quinoa, la curcuma, parole cercate ossessivamente in rete>>. E proprio la rete rappresenta un aspetto interessante della questione: il documento evidenzia come internet sia diventato il primo strumento di conoscenza, gli chef più social i nuovi ambasciatori della salute, i vari siti di ricette con più follower i nuovi esperti. Il web è insomma il luogo per eccellenza dell’informazione e dell’apprendimento anche in materia alimentare.
Tutto questo ha delle ripercussioni interessanti dal punto di vista economico. A livello generale si registra una sempre più evidente fuga dalla carne (-13% in 6 anni), dallo zucchero raffinato, dal latte, a favore di prodotti “senza” (glutine, sale, lattosio) che crescono del 5,7% solo nel primo semestre dell’anno.
Boom cibi esotici
Per quanto riguarda i cibi esotici si registra invece un boom dello zenzero (+670% dal 2010), che nei primi sei mesi del 2016 ha generato un giro d’affari di 4,1 milioni di euro nella Gdo, della quinoa (+380% dal 2010, 6,1 milioni di euro da gennaio), dei semi, della frutta secca, della curcuma (+100%), del mandarino cinese kumquat o di prodotti che contengono estratti di bacche di goji (5,1 milioni da gennaio).
Accanto ai “miracoli naturali” cresce il ricorso all’altro cibo: pillole, integratori, beveroni, barrette, che in Italia generano un mercato di 2,5 miliardi di euro (+7,7% in un anno), il più corposo d’Europa (non a caso siamo anche i primi consumatori di antibiotici del continente).
La spesa liquida
La netta – e per molti versi inattesa – affermazione di questi prodotti, secondo il report, richiama l’attenzione su un altro aspetto sin qui meno considerato dell’evoluzione dei consumi degli italiani: la grande voglia di sperimentazione dei consumatori e il susseguirsi sempre più rapido di trend evolutivi differenti, che molto spesso le aziende e i produttori non riescono a cogliere e ad intercettare tempestivamente.
Dalla fine della lunga crisi dei consumi emerge infatti un modello di spesa meno costretto in connotati rigidi, più individuale e più mutevole. In qualche modo più “liquido”.